Il restauro della Stele di Garibaldi

Il completamento del restauro della stele a Garibaldi è il secondo degli 11 Monumenti inseriti in un
programma di interventi in itinere di identica natura ricadenti nel territorio della Municipalità 2.

Sita in Corso Garibaldi, nel piazzale esterno della stazione Porta Nolana della Circumvesuviana, la stele venne innalzata per commemorare l’ingresso a Napoli di Garibaldi.

La stele commemorativa dell’ingresso di Garibaldi a Napoli è a base quadrata e rivestita in pietra calcarea. Dei quattro lastroni con rifinitura bocciardata posti alla base uno era mancante, rendendo visibile la struttura sottostante costituita da un basamento di mattoncini di cotto. L’alta cornice a toro separa il basamento dal
rivestimento bugnato a mattoni rettangolari. Solo il prospetto frontale porta come decoro lo stemma. Dalla cornice superiore si stacca la parte superiore rivestita con lastre lisce di cui uno porta la scritta commemorativa. L’epigrafe resa nuovamente leggibile grazie al restauro del monumento recita “per questa via nel VII settembre MDCCCLX entrando solo ed inerme Giuseppe Garibaldi congiunse Napoli all’Italia.” La cornice superiore è decorata con motivi floreali a rilievo ed culminante con un basamento.

Prima dei lavori di restauro

La pietra appariva attaccata da agenti biodeterogeni ed erbe infestanti. Le radici di felci e piante alte avevano attaccato il materiale lapideo. Erano presenti depositi superficiali coerenti e parzialmente coerenti. Prodotti carboniosi da inquinamento avevano provocato la formazione di croste nere soprattutto negli incavi e sulle parti lavorate dove non c’è dilavamento delle acque piovane. La pietra appariva, invece, povera di legante e decoesa nelle zone sottoposte al dilavamento delle acque piovane. Fratture e fessure anche di notevoli dimensioni risultavano causate oltre che da atti vandalici anche dalle erbe infestanti che si erano insediate in profondità trovando condizioni favorevoli di umidità. Il basamento mancava di una lastra di rivestimento lasciando a vista la struttura interna in laterizi.

Fase di restauro

La pulitura delle superfici ha consistito nella rimozione dei depositi superficiali coerenti, incrostazioni e macchie solubili. Scopo dell’operazione è stato quello di migliorare la leggibilità e la fruizione dell’opera stessa. Si è pertanto proceduto con una depolveratura superficiale con pennellini morbidi e aspiratori, rimozione del guano di uccelli ed escrementi di topi con irrorazione di acqua a getto continuo, applicazione di un tensioattivo con spazzole morbide. Le parti pericolanti sono state rimosse e messe in sicurezza. La rimozione della vegetazione infestante dalla superficie è avvenuta tramite imbibizione con anti biocida infiltrato con siringhe in tutte le fessure in particolare dove è stata sradicata la vegetazione, sono state rimosse lunghe radici di felci .
Le macchie bianco giallastre sono state estratte con impacchi di argilla ed acqua deionizzata (con una miscela di polpa di carta più argille assorbenti in rapporto 1:1). Per la rimozione delle croste nere si è proceduto con l’applicazione di impacchi solventi, costituiti da pasta di cellulosa impregnata da una soluzione acquosa di sali basici e da un componente tensioattivo. Successivamente è stato eseguito un lavaggio con acqua deionizzata e spazzole morbide. Dopo aver spazzolato la superficie, si è proceduto con una delicata rimozione manuale con bisturi e microablatore nelle zone più resistenti e difficili da raggiungere e con microtrapano a velocità variabile per i residui di ferro. La rimozione delle scritte vandaliche è stata realizzata con gel
remover antigraffiti “Artshild 4” lasciato agire per circa 30 minuti frapponendo TNT bianco per evitare che l’inchiostro sciolto penetrasse nella porosità della pietra, in seguito abbondantemente risciacquato e spazzolato. Previo pre-consolidamento con silicato d’etile, la superficie è stata consolidata per ridare consistenza meccanica al manufatto. Il consolidante modifica la struttura dello strato decoeso riempiendone i pori garantendo una maggiore resistenza ai processi di alterazione e svolgendo, nel contempo, anche una funzione protettiva. Sono state stese piu mani di consolidante in condizioni meterologiche idonee al trattamento. Particolare cura è stata posta nella fase di stuccatura con lo
scopo di ripristinare la continuità delle superfici in presenza di fratture, fessure e mancanze.
Eliminati tutti i rifacimenti che risultavano deturpanti o nocivi per la conservazione del manufatto stesso, le cospicue lesioni sono state risarcite con iniezioni di resine consolidanti e stuccate. Le parti mancanti sono state rifatte utilizzando calce idraulica, polvere di marmo, carbonato di calcio e sabbia con una coloritura pigmentata ad imitazione per colore e granulometria della superficie limitrofa. É stata effettuata la desalinizzazione. Le numerose parti da riaderire sono state ricollocate con incollaggi con resine bicomponenti. Si è colmata la lacuna del basamento secondo le indicazioni
dell’Alta Sorveglianza, utilizzando una lastra in pietra di Trani con rifinitura bocciardata. A protezione del manufatto, rispettando le esigenze estetiche e di lettura filologica dell’ opera, per le parti lapidee si utilizzato un silossano “silo112” le cui caratteristiche di stabilità in ambienti umidi gli conferiscono una perfetta compatibilità ed efficacia. Le parti basse del monumento, fino ad altezza uomo, sono state trattate con “art shield 1”, una miscela di polimeri paraffinici volto a creare una superfice di sacrificio sul manufatto lapideo tale da permettere piu facilmente la rimozione di eventuali graffiti vandalizzanti.

Stele dopo il restauro