Cenni storici
La statua è tra i simboli della città di Napoli uno dei più rappresentativi, tanto da essere definita il “Corpo di Napoli”. La storia legata alla scultura risale ai tempi della Napoli greco-romana, quando nell’area in cui tuttora insiste il monumento si stabilirono in numerosi provenienti da Alessandria d’Egitto. Fu ritrovata acefala verso la metà del XII secolo e poiché l’interpretazione era difficile, fu inizialmente assimilata a una divinità femminile. Le cronache antiche riportano le alterne vicende della scultura che fu finalmente posta su basamento e restaurata da Bartolomeo Mori che integrò il monumento con una testa di uomo barbuto, sostituì il braccio destro e aggiunse la cornucopia, la testa del coccodrillo ai piedi del dio, la testa della sfinge posta sotto il braccio sinistro e i vari putti, nel 1657. L’epigrafe oggi leggibile è in sostituzione di quella che era stata posta nel XVII secolo, e fu posta invece nel 1734 su indicazione di Matteo Egizio, in occasione dei lavori di restauro patrocinati dalle nobili famiglie Dentice e Caracciolo e promossi da varie personalità tra cui l’architetto Ferdinando Sanfelice. Nel XX secolo ancora altri incidenti interessarono la scultura, compreso il furto di due dei tre putti che circondavano in basso la divinità nonché la testa della sfinge che caratterizzava il blocco di marmo. Nel 2013 è stata ritrovata la testa della sfinge, in Austria, dopo sessant’anni dal furto, dal Nucleo Tutela Patrimonio Artistico dei Carabinieri. La testa è stata ricollocata in occasione dell’ultimo restauro del 2014.
Stato di conservazione
La scultura si trovava in buono stato di conservazione. Le operazioni compiute durante l’ultimo restauro hanno in gran parte preservato la statua sia dai depositi più gravi di particellato inquinante, che dal radicamento delle spore che danno vita alla vegetazione superiore. Il monumento grava su largo Nilo, zona interdetta al grande traffico, ma che comunque insiste in un’area fortemente urbanizzata e quindi comunque interessata da inquinamento atmosferico, comprese piogge acide. Ovviamente poiché esposta all’aperto, la scultura ha subito gli attacchi dovuti alla normale esposizione in ambiente esterno quali sbalzi termoigrometrici, danni accidentali di natura antropica, dilavamento delle acque piovane. All’esame a luce naturale e a occhio nudo la statua risultava interessata soprattutto dalla crescita di vegetazione superiore (piante infestanti), localizzate tra la base della statua vera e propria e la base in piperno sia sul davanti che sul retro. La tipologia di piante non è ad arbusto per cui si trattava di infestanti caratterizzate da radici sottili che non sono riuscite a penetrare molto in profondità.
Altra tipologia di danno è stato dovuto ad un principio di deposito particellare, nero da idrocarburi che interessava il corpo della cornucopia, alcune parti del corpo del Dio e i sottosquadri delle zone scolpite particolarmente aggettanti.
Erano altresì visibili alcune piccole macchie di sbiancamento sull’iscrizione nel fronte del monumento dovute probabilmente a erosioni naturali del marmo, confliggenti con il prosciugamento dei protettivi.
Intervento di manutenzione ordinaria
L’intervento ha previsto in primo luogo lo sradicamento della vegetazione superiore effettuata meccanicamente in quanto non erano presenti radici profonde e il successivo apporto del biocita Biotin tramite l’uso di siringhe per consentirne una migliore penetrazione. Successivamente l’intera struttura è stata interessata da una spazzolatura a secco eseguita con spazzole a setole morbide per poter eliminare i depositi incoerenti più superficiali. Vista la posizione di esposizione al pubblico in cui si trova la statua in alcune aree, per lo più concentrate nella parte bassa del basamento di piperno, c’è stato bisogno di intervenire meccanicamente con bisturi e spatole al fine di rimuovere “gomme da masticare”, problematica ascrivibile tra i danni di natura antropica. E’ stata poi eseguita una pulitura con acqua demineralizzata e carbonato d’ammonio sia sulle parti del basamento in piperno sia sulle quelle in marmo e allo stesso modo anche sulla statua vera e propria utilizzando pennelli di varia dimensioni cosi da poter raggiungere le parti più nascoste e profonde. In alcuni punti, per lo più quelli maggiormente lavorati e il basamento superiore in marmo, hanno avuto bisogno di una pulitura più intensa che è stata eseguita con impacchi di polpa di carta in soluzione satura di carbonato di ammonio lasciati agire per circa 12h. Eseguita la rimozione degli impacchi tutta l’opera ha subito un lavaggio con acqua demineralizzata tramite pennelli e spugne al fine di eliminare gli eventuali residui di polpa di carta e carbonato di ammonio. Terminata questa operazione di lavaggio e con la superficie perfettamente asciutta sono state effettuate delle stuccature di profondità con una malta composta da calce idraulica e polvere di marmo per poter evitare il deposito profondo di spore che porterebbero nuovamente alla comparsa di vegetazione. In ultimo tutta l’opera è stata ricoperta, tramite l’ausilio di pennelli, con l’Art-shield 1, un protettivo corticale per superfici monumentali che crea una barriera atta ad impedire la penetrazione dei graffiti in profondità e che non ha impatto sull’aspetto cromatico e la traspirazione.