Restauro dipinto murale “Madonna del pozzo”

La vera chiesa dedicata all’omonima Madonna situata a Somma Vesuviana (NA) non è quella visibile agli occhi del passante, ma è quella posta al di sotto, che fu sotterrata in seguito all’alluvione del 1488 che alzò il livello stradale di alcuni metri. La chiesa attuale, invece, fu edificata nel 1333 per volere del Re di Napoli Roberto d’Angiò, in onore del matrimonio della nipote Giovanna I con Andrea d’Ungheria, figlio del re Carlo Umberto. Inoltre, poco distante, lo stesso Roberto d’Angiò fece erigere una chiesetta in onore di “Nostra Donna“, per valorizzare l’evento. Pur se la chiesa risale all’epoca angioina, ci sono alcuni affreschi e delle colonne precedenti alla struttura, che risalgono al XI secolo. Difatti, si dice che lì dove oggi sorge l’edificio, in passato sorgesse un tempio dedicato a Giove Summano che, con l’avvento del Cristianesimo, si trasformò in una chiesa dove professare la nuova religione. Un’altra ipotesi, invece, fa risalire le antiche architetture e i dipinti ad una cappella ipogea. Infatti, nel pavimento, c’è una botola che veniva utilizzata per conservare le ossa dei morti. La chiesa, un tempo ricca di altari ornati da candelabri e dipinti, è formata da una sola navata, con una volte a botte a tutto sesto che si apre a nicchie cieche. Dalla sala, inoltre, è possibile scendere verso il cosiddetto “pozzo” che conserva il dipinto di Santa Maria del Pozzo, o Santa Maria del Latte perché raffigura la Vergine che allatta il Bambino. Tale dipinto è incastonato in una cornice in stucco posizionata in un altare in marmo. Sono presenti altri dipinti che però a causa dell’umidità si stanno sempre più sbiadendo. Il pozzo era arieggiato da un piccolo lucernario e accanto a questo c’era (non visitabile ad oggi) un’altra cappella che conserva tutt’ora un dipinto del XIV secolo raffigurante la scena della Crocifissione. Probabilmente questa cisterna era una parte delle antiche ville romane della città, utilizzata per la conservazione del vino.

Secondo la tradizione, questa sorta di cunicolo veniva utilizzato dalla regina Giovanna come via d’uscita per fugaci incontri d’amore.

INTERVENTO DI RESTAURO

E stato necessario un intervento di consolidamento della muratura con siringhe di malte idrauliche localizzate per garantire la consistenza del supporto murario. Si è proceduto alla rimozione della patina di sali con un processo  graduale di desalinizzazione con acqua demineralizzata e carta giapponese. La superficie, previa prova di pulitura, e stata liberata dai depositi di sporco coerenti e non coerenti, e quindi consolidata laddove necessario ed inoltre e stata stuccata. In seguito all’intervento di restauro conservativo si e valutata la necessità di restituire una completa leggibilità all’opera integrando le numerose abrasioni e le lacune con un ritocco pittorico eseguito a mimetico per velature con acquerelli.

Il dipinto in oggetto risultava compromesso nella sua leggibilità da una patina dovuta alla presenza di efflorescenze ed incrostazioni dovute sia alla sedimentazione di polveri che all’inevitabile processo di solubilizzazione e ricristallizzazione dei sali.

Gli stati preparatori non risultavano particolarmente decoesi pertanto laddove necessario, si è intervenuti con iniezioni localizzate di malta a base di calce idraulica.

La fase successiva ha previsto in prima istanza impacchi di acqua demineralizzata che hanno permesso la graduale estrazione dei sali solubili, successivamente si è proceduto alla pulitura del dipinto mediante impacchi di ammonio carbonato.

Data la presenza costante di umidità, si è scelto di effettuare le stuccature con malte composte da calce idraulica, sabbia, polvere di marmo e carbonato di calcio nelle zone interessate da cadute di intonaco di preparazione.

Per la reintegrazione pittorica, eseguita a velatura sulle abrasioni, sono stati utilizzati colori ad acquerello senza aggiunta di leganti.

PRIMA

DOPO

RESTAURO CORNICE IN STUCCO E DELL’ALTARE

La cornice e l’altare presentavano vaste zone di ricostruzione costituite da intonaci cementizi poi rimossi e sostituiti da stesure successive di malta a base di calce idraulica, sabbia, polvere di marmo e carbonato di calcio. Il consolidamento è stato

effettuato con iniezioni localizzate di malta a base di calce idraulica e in presenza di intonaci disgregati con stesure successive di latte di calce. Le parti in marmo dell’altare sono state trattate per la pulitura, con impacchi di ammonio carbonato. La reintegrazione pittorica è stata eseguita ad acquerello senza aggiunta di leganti.

Allo stato attuale l’ambiente «pozzo» presenta un tasso di umidità di risalita e di condensa tale da non garantire l’adeguata conservazione delle opere restaurate. Il fenomeno, per quanto rilevato all’inizio dell’intervento , non si presentava di elevata entità come poi si è  successivamente manifestato, nel corso delle lavorazioni.

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